Questo caffè brasiliano della migliore qualità è caratterizzato da un retrogusto dolce e da un leggero sentore di cioccolato.

Storia della produzione di caffè in Brasile

Attualmente il Brasile è il maggiore produttore mondiale di caffè, lo è stato fin dalla quarta decade del 1800. La pianta del caffè (dovremmo parlare di piante, infatti viene ricavato da alcune specie del genere Coffea della famiglia delle Rubiacee, commercialmente se ne sfruttano due la Coffea canephora e la Coffea arabica) però non è originaria delle Americhe, vi arrivò nel 1700 a seguito del colonialismo europeo. Esistono varie leggende su come il caffè venne introdotto in Brasile che notoriamente era colonia portoghese, tutti i racconti concordano sul fatto che i primi a portare il caffè nelle Americhe furono i francesi ai Caraibi attorno al 1720. I portoghesi avrebbero ottenuto i semi in qualche modo nella Guyana francese. Secondo una leggenda un sergente portoghese li avrebbe ottenuti dalla moglie del governatore francese che aveva sedotto e lo stesso introdusse il caffè nello stato di Parà (Brasile nordorientale) nel 1727. Nel 1770 era già diffuso nello stato di Rio de Janeiro ma rimase una coltivazione ad uso interno fino al boom del caffè spinto dalla domanda statunitense ed europea dell’inizio del secolo successivo. In questa prima fase l’industria del caffè sfruttò la manodopera degli schiavi, dopo l’abolizione della schiavitù per il secondo boom del caffè del periodo dal 1880 al 1930 si basò sul lavoro di molti afroamericani ex-schiavi che erano rimasti e sull’integrazione della manodopera costituita da immigrati europei. A metà del XIX secolo grazie allo sviluppo dell’industria del caffè la città di San Paolo ebbe uno sviluppo vertiginoso che la portò a diventare la più grande del paese. Nel 1920 addirittura il Brasile deteneva il 100% della produzione mondiale di caffè. Questa quota, pur calando progressivamente per l’emergere di nuovi produttori e per altri fattori, ancora oggi si mantiene a un terzo della produzione mondiale facendo del Brasile di gran lunga il primo produttore.

La qualità del caffè brasiliano

La gran parte della produzione di caffè in Brasile riguarda la varietà di maggiore qualità cioè l’arabica che rappresenta circa l’80% della produzione, sopratutto perché è il mercato dei consumatori dei paesi ricchi che spinge in tale direzione. A conferma di quanto detto possiamo citare i dati che dicono che solo il 4,26% della produzione di Coffea canephora (anche detta Robusta) la specie da cui si ricava la qualità di caffè meno pregiata, viene esportata (dato del 2009), mentre ben il 70% della produzione di Coffea arabica serve per l’esportazione (dato del 2007). Come avviene anche per vino ed olio le caratteristiche del caffè non dipendono solo dalla pianta, ma anche dall’ambiente in cui viene coltivata, cioè da terreno e clima. In Brasile le coltivazioni si giovano della vicinanza degli altopiani, esistono anche coltivazioni in altitudine e come recitava un vecchissimo spot pubblicitario “col caffè di montagna il gusto ci guadagna”. Ma anche il ciclo delle piogge che alterna periodi di siccità a periodi di abbondanti piogge favorisce l’uniformità e la qualità dei raccolti perché caratteristica della pianta del caffè è fiorire ogni volta che ci sono piogge. Il caffè brasiliano è molto apprezzato per l’aroma persistente e per la (relativa) dolcezza del retrogusto e per una bassa acidità che lo distingue ad esempio dal caffè coltivato in Africa. Non che l’acidità sia sempre una cattiva cosa nel caffè, ad esempio una maggiore acidità stimolerà i succhi gastrici favorendo la digestione.

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